Che cosa sono le materie prime secondarie, chiamate anche MPS? Vediamolo in questo articolo.
MPS: che cosa sono
Le materie prime secondarie, chiamate anche con l’acronimo di mps, sono degli scarti di produzione o scarti di materie che derivano da processi di riciclo, che possono essere messe di nuovo nel sistema economico sotto forma di nuove materie prime.
A tal proposito, il decreto legislativo n. 152 del 2006, ne parla come sottoprodotto: ciò permette di escludere tutti i materiali attinenti dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti. Attraverso un particolare processo, che si chiama end-of-waste, si possono andare a specificare i criteri per cui un rifiuto smette di essere considerato come tale, iniziando ad essere identificato come mps.
Quali sono le materie prime secondarie?
Ma quali possono essere, quindi, le materie prime secondarie nel dettaglio? Pensiamo, ad esempio, allo scarto di zolfo a seguito dell’estrazione dei metalli dai suoi composti metalliferi (solfuro di piombo, oppure solfuro di rame): questo viene riutilizzato e rivenduto ad un prezzo più basso rispetto allo zolfo classico, facendo così crescere il mercato delle materie prime secondarie.
MPS: i suoi vantaggi
Vediamo, adesso, quali sono i vantaggi dell’uso di queste materie prime secondarie. Senza dubbio, offrono prestazioni molto simili al materiale in natura e sono dotate di certificazione CE. Permettono controlli accurati rispetto al materiale in entrata e un 30% di risparmio medio rispetto al materiale in natura.
L’uso della Materia Prima Secondaria è, inoltre, obbligatoria per legge; si stima che la quota rispetto al materiale in natura aumenterà sempre di più, come previsto dalle direttive europee. Attualmente, infatti, la normativa europea prevede ed obbliga i nuovi cantieri all’uso di almeno il 30% di mps. Si stima, però, che a breve si debba raggiungere una percentuale di recupero del 70%.
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