Cosa afferma la normativa in materia di registro di carico e scarico rifiuti? Vediamolo assieme in questo articolo.
Registro di carico e scarico rifiuti
La normativa che disciplina il registro di carico e scarico dei rifiuti è stata modificata con il decreto legislativo n. 116 del 2020. Grazie a tale normativa, le imprese che producono rifiuti speciali non pericolosi con un numero inferiore a 10 dipendenti non hanno più l’obbligo della tenuta di questo registro: vale la pena considerare, in ogni caso, che chi vuole tenerlo in modo facoltativo ne ha comunque la facoltà.
La tenuta del registro è utile per poter monitorare in modo corretto la contabilità dei rifiuti, attraverso una documentazione che riguarda tutte le operazioni. Si tratta di un documento che attesta una prova della tracciabilità dei rifiuti, dal momento in cui vengono prodotti fino al loro smaltimento.
Ma che vuol dire “carico” e “scarico” dei rifiuti? Con questi due termini si fa riferimento rispettivamente ad un’annotazione di qualsiasi rifiuto prodotto dall’azienda in questione, mentre lo scarico riguarda la registrazione del formulario, nel momento in cui il rifiuto viene conferito per il suo smaltimento.
Quando è obbligatorio il registro di carico e scarico rifiuti?
La normativa impone che il registro di carico e scarico dei rifiuti sia obbligatorio se si producono dei rifiuti pericolosi. Ancora, è obbligatorio se si producono rifiuti speciali non pericolosi, ma in un’azienda con più di 10 dipendenti.
I soggetti che sono tenuti alla compilazione del suddetto registro hanno obblighi anche per ciò che concerne i tempi di conservazione dello stesso, che sono così stabiliti: tre anni a partire dalla data dell’ultima registrazione, mentre per le discariche vi è un obbligo perenne. Il registro dovrà, inoltre, essere conservato e reso accessibile presso ogni impianto di produzione e/o di trattamento di rifiuti.
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